#step 14- La cosa come simbolo
Assieme al frumento anche l’orzo è uno di quei cereali che sono ricchi di significati simbolici. Come il frumento esso è simbolo di fertilità e di abbondanza, ma oltre a questo, l’orzo è anche un mezzo per mettersi in contatto con il mondo soprannaturale. Dall’orzo, infatti, si ricava una bevanda particolare, la birra. I semi del cereale, torrefatti e triturati, poi messi a fermentare nell’acqua, forniscono una bevanda alcolica e spumosa che è conosciuta fin dall’antichità.
La conoscevano i Sumeri che, nella saga di Gilgamesh, descrivono come la scimmia Enkidu, si trasformi in uomo dopo essersi saziata di pane e aver bevuto sette boccali colmi di birra. La conoscevano i babilonesi che, oltre all’orzo, per produrla usavano anche il farro e altri cereali mescolati assieme. La birra dei babilonesi era particolarmente apprezzata dagli egiziani che, a poco a poco, ne divennero i principali produttori.
La bevanda fermentata degli egiziani si chiamava shekar e aveva un significato simbolico particolare: si usava infatti inserirla nel corredo del morto per aiutarlo ad affrontare il viaggio nell’Aldilà. Successivamente la birra si diffuse nell’Europa centrosettentrionale - a differenza di quella centromeridionale in cui non riuscì mai a soppiantare la cultura del vino.
La si trova nelle aree di tradizione celtica, in Pannonia, Dalmazia, Illiria. In queste zone la birra viene chiamata sabaia o sabaius, un nome simile a quello del dio Sabazio, una divinità tracio-frigia le cui funzioni erano simili a quelle del dio Dionisio.
Ed in effetti la birra viene usata dai Celti nelle cerimonie religiose e le abbondanti libagioni avevano lo scopo di indurre i partecipanti in uno stato di ebbrezza che permetteva loro di mettersi in contatto con gli dei e di trarne ispirazione per le loro azioni. Ma non solo; in alcuni casi lo stato di ebbrezza si configura come un sacrificio. Il bevitore, infatti, una volta raggiunto questo stato, si poneva come la vittima di un sacrificio. Rinunciava a se stesso e diventava strumento in mano agli dei, che in questo modo potevano manifestare il loro volere.
La birra diventa quindi una bevanda sacra, simbolo di comunanza con gli dei, e viene usata nelle cerimonie evocative e nei riti di preparazione.
La conoscevano i Sumeri che, nella saga di Gilgamesh, descrivono come la scimmia Enkidu, si trasformi in uomo dopo essersi saziata di pane e aver bevuto sette boccali colmi di birra. La conoscevano i babilonesi che, oltre all’orzo, per produrla usavano anche il farro e altri cereali mescolati assieme. La birra dei babilonesi era particolarmente apprezzata dagli egiziani che, a poco a poco, ne divennero i principali produttori.
La bevanda fermentata degli egiziani si chiamava shekar e aveva un significato simbolico particolare: si usava infatti inserirla nel corredo del morto per aiutarlo ad affrontare il viaggio nell’Aldilà. Successivamente la birra si diffuse nell’Europa centrosettentrionale - a differenza di quella centromeridionale in cui non riuscì mai a soppiantare la cultura del vino.
La si trova nelle aree di tradizione celtica, in Pannonia, Dalmazia, Illiria. In queste zone la birra viene chiamata sabaia o sabaius, un nome simile a quello del dio Sabazio, una divinità tracio-frigia le cui funzioni erano simili a quelle del dio Dionisio.
Ed in effetti la birra viene usata dai Celti nelle cerimonie religiose e le abbondanti libagioni avevano lo scopo di indurre i partecipanti in uno stato di ebbrezza che permetteva loro di mettersi in contatto con gli dei e di trarne ispirazione per le loro azioni. Ma non solo; in alcuni casi lo stato di ebbrezza si configura come un sacrificio. Il bevitore, infatti, una volta raggiunto questo stato, si poneva come la vittima di un sacrificio. Rinunciava a se stesso e diventava strumento in mano agli dei, che in questo modo potevano manifestare il loro volere.
La birra diventa quindi una bevanda sacra, simbolo di comunanza con gli dei, e viene usata nelle cerimonie evocative e nei riti di preparazione.
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